FANTASTICA ADIGE MARATHON!!

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Scritto da nicola
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Cari Uominiliberi,stavolta è proprio il caso di dire che chi non c’era domenica scorsa all’Adige Maraton si è perso veramente qualcosa di notevole! La giornata si preannunciava splendida, come da previsioni, con una temperatura iniziale alla partenza di circa 10 gradi all’ombra

, ma che prometteva tutto quel piacevole tepore e quella luce particolare che solo le belle giornate di ottobre sanno regalare. Arrivati tutti quasi in contemporanea, ci siamo subito cercati e ritrovati e  devo dire che c’era proprio una bella rappresentanza di Uominiliberi: Emilio (the President), Roberto (che, pur centellinando le sue partecipazioni alle nostre imprese, non fa mai mancare la sua presenza agli eventi un po’ speciali), Alberto (accompagnato dalla sua signora e da due amiche in qualità di “supporters”), Giorgio (che conferisce al nostro club il carisma e la dignità della più nobile Marineria), Roberta (una delle nostre rare “quote rosa”), Beniamino , Pasquale (che, se esistesse negli Uominiliberi la carica di vicepresidente, sarebbe sicuramente la persona più degna di ricoprirla), Chiaro (il nostro caro Claudio, simpatico e sornione come sempre) e Nicola (cioè io). Mi sembra di averne contati ben nove…e in quei momenti, dopo gli incontri festosi e i saluti calorosi, il pensiero va per qualche attimo a tutti gli altri  Uominiliberi che per vari motivi non sono presenti in quel momento a condividere con noi  un’esperienza così bella (penso a Carlo, a Marco, a Massimo, a Lucas e Raffaella, a Piergiorgio…)…comunque, bando ai sentimentalismi, una volta preparati e bardati di tutto punto, prima di mettere in acqua i kayak c’è la procedura dell’iscrizione, anzi, della assegnazione dei numeri per i kayak e delle pettorine, perché l’iscrizione, secondo il regolamento, andrebbe effettuata in anticipo con scadenza “tassativa” entro il venerdì precedente, ma noi…Ormai il nostro sta diventando una specie di rituale perché ci presentiamo al banco e quando tocca a noi, invece di esibire il nostro numero di iscrizione per il ritiro dell’occorrente, diciamo candidamente: “io mi dovrei ancora iscrivere…” e dopo gli sguardi un po’ severi, ma proprio lontanamente severi, e qualche flebile rimbrotto del tipo: “eeh ma non si potrebbe…”, ”il regolamento dice che…” segue un bel: “beh per questa volta…”. Solo che quando gli diciamo: “veramente ci sarebbe anche lui, e lui, e anche quell’altro, e poi quei due lì…” ci rispondono “ma voi non sarete mica quegli Uomini Liberi dell’anno scorso?! Eeeeh ragazzi, l’anno scorso abbiamo chiuso un occhio, quest’anno chiudiamo l’altro, ma il prossimo dovrete fare le cose in regola!”. Comunque, i nostri 25 euro a cranio li abbiamo pagati come tutti gli altri e alla fine è questo, penso, quello che conta veramente.

Espletata quest’ultima fondamentale formalità, non ci resta che mettere in acqua i kayak, infilarcisi dentro e iniziare a discendere il fiume, trasportati da una vigorosa corrente, assai più consistente di come la ricordavamo dall’anno prima, ma che, proprio per questo, prometteva tanto divertimento e tanta adrenalina in questa nostra impresa.

E le emozioni non hanno tardato ad arrivare già poco dopo la partenza: Alberto si è eclissato quasi subito, un po’ trascinato dall’atmosfera  della competizione e un po’ spinto dalla sua indole agonistica e supportato dai potenti mezzi tecnici e fisici di cui disponeva, noi invece siamo rimasti abbastanza compattati, appena un po’ sgranati dalla forte corrente del fiume, ma comunque sempre in vista gli uni degli altri, fino a che Giorgio, superati ormai tutti gli imbarazzi iniziali e presa confidenza con i flutti e le prime piccole rapide che gli si presentavano davanti, non fa niente per evitarle, anzi, se le va a cercare per  cavalcarle e divertirsi un po’, fino a che la sua pagaia non si incastra fra due sassi e CRAC! Rotta la pagaia! Una volta in balìa della corrente non gli è restato che rovesciarsi, guadagnare la riva e aspettare i soccorsi, che devo dire sono stati molto efficienti e sempre presenti nei punti più critici, però (cacchio!) incapaci di procurare uno straccio di pagaia di ricambio a un poveraccio che la perde o la rompe…questo è decisamente un neo che porta diversi punti a loro sfavore. Loro potranno replicare “ma noi siamo un servizio di salvataggio, mica la Confraternita di Misericordia!”….Giusto, la Misericordia! E infatti eccola lì la Confraternita di Misericordia di Castel Bolognese, impersonata nientemeno che dal suo vicepresidente Pasquale, il quale (Pasquale) tira fuori una pagaia per Giorgio. Si potrebbe pensare “oooh… finalmente uno un po’ previdente che si è portato una pagaia di ricambio per ogni evenienza!” e invece no, Pasquale non era previdente, ma “misericordioso”, come si conviene ad un personaggio del suo calibro e donava generosamente la sua pagaia a Giorgio perché non interrompesse quella bella esperienza mentre lui, il Pasquale, ormai alla sua terza o quarta Adigemaraton, si ritirava, o meglio, proseguiva comunque la discesa dell’Adige ma in un altro contesto, si aggregava cioè al servizio assistenza che seguiva i partecipanti lungo la riva prestando i soccorsi. (Bravo Pasquale, sei stato grande, e lo ha riconosciuto, ovviamente, anche Giorgio, che pur non volendo assolutamente che tu ti sacrificassi per lui, ha ammesso che è stato meglio che alla fine l’abbia avuta vinta tu, perché si sarebbe privato di un’esperienza a suo dire bellissima ed entusiasmante). Giorgio poteva riprendere quindi a  discendere il fiume assieme a me ed Emilio, gli unici che eravamo riusciti a fermarci in tempo da lui, mentre per gli altri, ormai già troppo lontani, sarebbe stata un’impresa impossibile tornare indietro controcorrente per raggiungerlo (e devo dire che quella pagaiata che abbiamo dovuto fare anche noi contro quella corrente, seppure solo di una cinquantina di metri, è stata terribile!). E  così il nostro terzetto chiudeva il gruppo degli Uominiliberi che discendevano l’Adige. Arrivati al famigerato ponte col salto, sostando appena un attimo per concentrarci e raccogliere tutte le energie, ci siamo buttati in avanti uno dopo l’altro, senza più esitazioni, pronti a gettare il cuore oltre l’ostacolo (come da regolamento del nostro club) e devo dire che anche stavolta quei pochi secondi a cavalcare quei flutti così tumultuosi, un po’ l’essenza di tutta la Marathon, sono stati fantastici! (Per fortuna, comunque, che si risolve tutto in poco più di un attimo, perché se la faccenda durasse di più, non so proprio come potrei resistere in equilibrio senza rovesciarmi in tutto quel ribollire d’acqua). Appena superato l’ostacolo con successo ci siamo subito cercati l’un l’altro con lo sguardo, era tutto ok e quindi si poteva proseguire con grande entusiasmo, non prima di avere scrutato tutt’intorno alla ricerca di qualche relitto di un nostro kayak incastrato fra i sassi o di un caschetto familiare impigliato fra i rami dei cespugli sulla riva, a testimonianza di un malaugurato naufragio di qualcuno dei nostri….e invece niente, era andato tutto liscio anche agli altri che ci precedevano. Riprendiamo la discesa della corrente con grande soddisfazione e cercando di andare un po’ sveltini, nella speranza magari di riagganciare qualche uomolibero là davanti, e Giorgio ha cominciato a distanziarci (è un altro manico, non c’è niente da fare). Qualcuno penserà che a questo punto potevamo essere appagati e non avere voglia di ricercare altre emozioni particolari, oltre alla piacevolezza della discesa con la corrente, invece al nostro Presidente comincia a risvegliarsi il ragazzino scapestrato che dorme dentro di lui, e lui naturalmente gli dà libero sfogo, come prescrive anche lo statuto del nostro club (ora non ricordo bene quale paragrafo), e comincia a preferire le traiettorie che lo portano sulle rapide  invece che sulla corrente più tranquilla, e, come ogni presidente democratico che si consulta con la base, mi fa: “cosa dici, Nicola, andiamo di la? ” (sulle rapide) e immaginate io, sempre pronto a seguire il nostro valente Presidente in ogni suo impresa, cosa gli rispondo: “ma sì, dai! ”. E così cominciamo a cercare le traiettorie che passano dove si vede il bianco della schiuma sull’acqua, e fanne una, fanne due, fanne tre, alla fine capito in un tratto che da lontano sembrava del tutto innocuo, e invece mi sono fatto prendere da una vigliacca di una corrente che mi ha portato tutto sulla sinistra, in un’ansa dove l’acqua formava una depressione tumultuosa, spumeggiante e piena di onde di ritorno, più o meno come in quel fatidico salto sotto al ponte, solo che questo era un tratto più lungo….secondo voi che cosa può succedere in queste condizioni a uno che è stato capace di ribaltarsi nelle acque ferme e stagnanti di Burano?...PLUFF!! Io da una parte, tirato a riva da uno del salvataggio in muta, e il kayak dall’altra, una cinquantina di metri più a valle, tirato in secca dai ragazzi del servizio assistenza, molto numerosi in quel punto perché lì ci si ribaltavano grappoli di persone, direi circa la metà di quelli che avevano la sventura di capitarci. Secondo me gli anni passati, con meno corrente, non si creava una situazione così critica in quel punto, e nemmeno quelli dell’assistenza, indaffaratissimi a correre avanti e indietro, si aspettavano un superlavoro di quel genere. Comunque, niente di drammatico nemmeno stavolta, anche se molto più movimentato rispetto al mio rovesciamento a Burano, l’acqua dell‘Adige era fresca ma non fredda (per fortuna avevo una muta spessa), ho avuto l’opportunità di ingurgitarne un po' e devo dire che era assolutamente insapore (niente a che vedere con quella di Burano). Percorso a piedi il breve tratto di sponda che mi separava dalla mia povera Bianchina, la raggiungo, ancora colma d’acqua e col nostro bravo Emilio che la teneva stretta e lavorava di gran lena con il suo provvidenziale “bicchierotto svuotatutto”. Ripresa la navigazione, ci lasciamo alle spalle quel tratto di fiume in cui si operava la scrematura dei partecipanti alla Marathon (i bravi scorrevano da una parte e i pirla si rovesciavano dall’altra) e, dirigendoci stavolta verso tutti i punti in cui non si vedevano rapide, siamo serenamente giunti all’arrivo, ormai paghi della bellissima pagaiata fatta (almeno io) e un po’ ansiosi di ricongiungerci a tutti gli altri del gruppo, già arrivati da tempo, e con loro goderci quello che rimaneva del pomeriggio, facendo assieme la merenda offerta dall’organizzazione e scambiandoci allegramente impressioni ed esperienze della giornata. Per ora mi fermo qui, ho già scritto tanto e non vorrei tediare nessuno…avrei ancora diverse cose da raccontare, ad esempio su quando Emilio, in mutande per la strada, in pieno centro vicino alla piazza del paese, si intratteneva a colloquiare, per niente imbarazzato, con le signore di passaggio…ma queste sono cose che penso non interessino a nessuno, ve le risparmio…

Un saluto calorosissimo a tutti gli Uominiliberi, maschi e femmine, e una esortazione, anzi due:

1)  NON MANCATE ALLA PROSSIMA ADIGE MARATHON !

2)  PORTATEVI UNA PAGAIA DI RICAMBIO !

       Ciao da Nicola!!